Come quello nero e quello verde, più comunemente usati e conosciuti in Occidente, anche il tè bianco deriva dalla pianta madre Camellia sinensis. Ciò che cambia rispetto agli altri tipi di tè sta nel fatto che il bianco viene ricavato dalle gemme o dalle prime foglie, prima che si aprano completamente. Una volta raccolte, rigorosamente a mano, esse vengono lavorate ed essiccate al sole o in maniera artificiale.
Questa lavorazione manuale e il fatto che della pianta si raccolgano solo i primi germogli, fanno del tè bianco la varietà più pregiata (e costosa).
È una tipologia di tè che non viene sottoposta a particolari processi di lavorazione, come la fermentazione o altro, ma l’unica costante sta nell’essiccazione, quasi sempre effettuata sfruttando i raggi del sole per un procedimento meno artificiale possibile; proprio per questo è molto ricca e naturale. Dopo l’essiccazione, a seconda delle possibilità e delle abitudini dei diversi popoli, si cerca di evitare il più possibile l’ossidazione attraverso due principali tecniche: cottura a vapore o torrefazione.
Il nome the bianco deriva dalla leggerissima lanugine biancastra che riveste questi giovani germogli, prima ancora che avvenga la fioritura.
La bevanda in sé, infatti, non è bianca o incolore, ma è gialla chiara o leggermente più scura a seconda della varietà.